il blog di Manlio Onorato

Il blog di Manlio Onorato ... immagini, pensieri, divagazioni

mercoledì 25 gennaio 2012

"Il simbolismo in Italia" a Padova a Palazzo Zabarella


Pelizza da Volpedo - "La neve"
Fino al 12 febbraio è aperta a Padova negli spazi di Palazzo Zabarella la mostra "Il simbolismo in Italia" a cura di Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, cui Marco Vallora ha dedicato l'altro ieri un interessante articolo sul quotidiano "La Stampa" ( leggi l'articolo). "Non è ancora il saltimbanco picassiano, studiato da Starobinsky come allegoria del secolo novecentesco, primordiale e pauperista, alle soglie del circo ribaltato del cubismo di grado zero" scrive Vallora "ma certo anche il franante e polimorfo artista ipersensibile del tardo-Ottocento simbolista può esser considerato un acrobata, un funambolo della Metafisica". Merita davvero una visita la mostra, sia per la qualità delle opere esposte sia per il sapiente inquadramento del simbolismo italiano nel più vasto fenomeno europeo, che il titolo dell'articolo definisce nona caso "la culla visionaria della modernità". Ormai è del resto da qualche decennio almeno acquisita l'inattendibilità di una linea critica che vorrebbe far discendere tutta l'arte più innovativa del novecento dall'impressionismo; e del pari è acquisita la pluralità dei centri d'irradiazione del nuovo, non solo Parigi ma anche Vienna, Monaco (l'elenco potrebbe allungarsi non poco) e - in misura minore ma certo non trascurabile - anche Milano, che sarà non a caso di lì a poco culla del Futurismo.

Dino Formaggio (III)

In un post precedente (leggi) sottolineavo la rilevanza del tema della tecnica artistica nel pensiero filosofico di Dino Formaggio, tecnica analizzata non nei termini asfittici della precettistica di mestiere ma nella concretezza della elaborazione e trasformazione di stimoli, emozioni e materie attraverso la prassi corporea sensibile, come processo "di un conoscere facendo e di un fare conoscitivo", che proprio in quanto tale è "il lavoro dell'arte", ma anche liberazione del lavoro, essendone l'espressione più piena. Del resto Dino Formaggio aveva esperienza diretta dei processi immaginativi e realizzativi propri dell'arte, sottoposti poi al vaglio della speculazione intellettuale, essendo artista egli stesso di un certo talento, dissimulato spesso nelle forme di un arguto divertissement, assemblando e saldando ingranaggi, tondini e lamiere che d'incanto prendevano le sembianze di turgidi fiori surreali e personaggi, soprattutto l'amato Don Chisciotte, mettendo a frutto la sapienza artigiana appresa da adolescente; non a caso ricordava spesso con orgoglio le proprie origini operaie (aveva infatti iniziato a lavorare quattordicenne nelle officine meccaniche milanesi della Brown Boveri). Un verso dell'artista anarchico Giandante X ("Eterno Viandante tra i poveri e le stelle") gli inspirò nel 1993 la scultura di grandi dimensioni a fianco riprodotta, nella quale la razionalità della composizione e la saldezza costruttiva si aprono all'invenzione fantastica con accenti di delicata poesia.

martedì 17 gennaio 2012

Fernando Pessoa: la dissoluzione dell'io

Marzio Breda oggi sul "Corriere della Sera" dedica un ampio articolo (vai all'articolo) al poeta portoghese Fernando Pessoa (1988-1935: leggi la biografia ) uno dei massimi scrittori del novecento, noto per il sistematico camuffamento della sua identità in una folla di eteronimi e non semplicemnte pseudonimi (cioè vere, autentiche personalità letterarie autonome, con stili e vicende biografiche diverse anche se immaginarie: ne sono state contate una cinquantina, dopo la scoperta casuale, otto anni dopo la sua morte, di un numero impressionante di testi compiuti e frammenti in un baule). Un'ansia metafisica di totalità che sfocia nella dissoluzione dell'io.
Una delle sue poesie più celebri, Tabaccheria, inizia con i seguenti versi: "Non sono niente. / Non sarò mai niente. / Non posso voler essere niente. / A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo". La firmò - forse non a caso, essendo d'una straziante sincerità - con l'eteronimo Alvaro de Campos.
Quella di Pessoa è stata definita "letteratura della menzogna". Ma - per usare le parole di Pessoa - "Il poeta è un fingitore / Finge tanto completamente / Che giunge a fingere che è dolore / Il dolore che davvero sente" : nella menzogna della letteratura abita pur sempre la verità della poesia.  

domenica 15 gennaio 2012

Francesca Ruth Brandes

Dei versi di Francesca Ruth Brandes  ( vedi note biografiche ) amo il nitore capace di una tagliente precisione fatta di dolente sincerità e attenta selezione linguistica, ma al tempo stesso di accenti intensi e talora dolcissimi di autentico "Trasporto", non a caso titolo della più recente raccolta, pubblicata nel 2009 da Lieto Colle (editore di nicchia ben noto agli amanti della poesia per i suoi "libriccini da collezione", come lui stesso ama definirli). "Trasportare, trasportarsi, migrare." scrive l'autrice al termine della raccolta "Con il corpo, alla ricerca della terra, o comunque di un luogo in cui mettere radici. Con la testa, in quell'impercettibile sfasatura che chiamiamo indagine sul senso delle cose". Questa "legenda", acuta e penetrante, bruciante come una confessione, la riporta per intero Giuseppe Panella in una brillante recensione ( leggi ) della quale mi piace citare la conclusione: "Trovare le proprie radici e condurle con sé in fuga verso una nuova dimensione vitale rappresenta la condizione della scrittura felice. Trasporto nasce sotto il segno di questa aspirazione bigger than life: viaggiare fuggire sognare forse..."

VIAGGI

Che il trasporto
metta nei nervi il calore

rollare secco

che faccia leggeri
il piacere e l'azzardo
l'umile fatto

sospetto veleno
amaro

verde campo
ora si fa scura la terra
all'allungare delle ombre



giovedì 12 gennaio 2012

A rischio l'Opificio delle Pietre Dure

La notizia è preoccupante: l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, uno dei più importanti centri di restauro del mondo, manca dei fondi per l'ordinario funzionamento ed opera ormai con un personale di 100 unità contro le 160 previste in organico, a causa del mancato turnover. A rischio anche la funzione di ricerca e formazione molto richiesta da altri istituti di restauro ed importanti musei italiani ed europei. Del problema si occupa oggi un articolo di Marco Gasperetti sul Corriere della Sera . ( vai all'articolo )
Qualche giorno fa l’assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti ha chiesto un incontro urgente al ministro per i Beni e le Attività Culturali. Ci auguriamo qualche significativo risultato: la credibilità di uno stato non si valuta solo dallo spread, ma anche dalla capacità di tutelare la sopravvivenza e l'attività delle proprie istituzioni più prestigiose

martedì 10 gennaio 2012

Il sasso nello stagno (I). Transavanguardia: fu vera gloria?

Achille Bonito Oliva
Sembrava che lo scorso anno le luci del palcoscenico per il 150° anniversario dell'unità d'Italia fossero riservate - per quel che riguarda l'arte contemporanea - all'Arte Povera, con un fitto programma di esposizioni che avevano naturalmente come "deus ex machina" Germano Celant; puntuale ma non del tutto inaspettata è arrivata la contromossa di Achille Bonito Oliva, eterno rivale nella lotta per la leadership della critica italiana. Mostre e convegni hanno così durante tutto il 2011 riacceso i riflettori sulla Transavanguardia, i cui caratteri distintivi sono, o meglio sarebbero, il ritorno alla manualità, la citazione, l'attraversamento di tendenze e poetiche anziché il loro continuo superamento, il Nomadismo (più o meno sono questi quelli più ricorrenti nelle numerose ricostruzioni di un fenomeno precocemente storicizzato). Mi si consenta però un dubbio: vi dice niente il nome di Picasso, figura simbolo della stagione eroica delle avanguardie e dell'intero Novecento? Si può dire che non ci sia stile del passato che non abbia rivisitato ignorando qualsiasi gerarchia, movimento della contemporaneità che non abbia attraversato (ripercorrendo spesso a ritroso la storia dell'arte); ed è inoltre un autentico funambolo della citazione...Sostanzialmente - e a dispetto di corposi cotributi teorici - credo si possa ormai affermare che l'apporto originale e significativo della Transavanguardia sia stato il ritorno alla manualità (molti altri a dire il vero non l'avevano mai abbandonata, ma - onore al merito - altra cosa è imporla al mercato) dopo la stagione fredda del minimalismo e del concettualismo, ormai avvitata su sé stessa; un "ritorno all'ordine", si potrebbe dire, come quello all'indomani della prima guerra mondiale e più in generale tutti i ritorni che caratterizzano il percorso tutt'altro che lineare della storia dell'arte. Si recuperebbe così un sano e troppo spesso trascurato senso della misura; agli artisti non corre obbligo rispettarlo, ma alla critica sì.
So bene che molti - o più realisticamente alcuni - troveranno a ridire sulle mie conclusioni (ammesso che leggano il mio modesto blog, che di certo non raggiunge i manzoniani "venticinque lettori"), contrapponendo cifre, documenti, dati "oggettivi"; ma non è forse lo stesso A.B.O. a sostenere - non ho il tempo di controllare la citazione, se non fosse vera è quantomeno verosimile - che "l'obbiettività è un dato improbabile, è una fiction" ?

Norman MacCaig

Del poeta scozzese Norman MacCaig (1910 - 1996) è praticamente introvabile l'unica raccolta pubblicata in italiano a metà degli anni novanta con la traduzione di Marco Fazzini e la prefazione di Seamus Heaney per le edizioni della Stamperia dell'Arancio; in internet vari blog riportano questa sua lirica, a mio avviso splendida.




NON C’È SCELTA

Penso a te
nei vari modi in cui la pioggia scende.
(sempre di più, con l’età,
odio le metafore – la loro rigidità
la loro inadeguatezza.)
A volte questi pensieri sono
pioggerellina, appena percettibile, niente
di più leggero:
a volte uno scroscio battente, una
solerte pulizia primaverile della mente:
a volte, un terribile temporale.
Sempre di più, con l’età,
odio le metafore,
amo la leggerezza,
temo i temporali.


(Traduzione di Andrea Sirotti)

venerdì 6 gennaio 2012

Dino Formaggio (II)

Dino Formaggio
Un tema attraversa come un filo rosso tutta la ricerca filosofica di Dino Formaggio: la fenomenologia della tecnica artistica. Personalmente credo che la cultura italiana, che pure ha ampiamente riconosciuto i suoi meriti nel campo dell'estetica, di fatto - forse per retaggi idealistici persistenti anche laddove ci si aspetterebbe di vederli del tutto e senza esitazioni superati - abbia in gran parte eluso e di certo non adeguatamente approfondito le feconde intuizioni e le argomentate riflessioni del filosofo milanese sull'operatività artistica e sulle sue interazioni con i materiali in cui si concretizza e i processi attraverso i quali si realizza, in sintesi appunto la tecnica artistica, che è tecnica nella sua forma più piena e compiuta, da non intendersi certo come mera applicazione di procedimenti canonici o comunque consolidati dalla tradizione né tantomeno di qualche precettistica. E' il processo di trasformazione di materie ed oggetti, di cui l'artista coglie e sviluppa potenzialità latenti, facendoli "altri" rispetto a ciò che inizialmente erano, "proiettandoli" in una nuova dimensione (e in tale accezione l'arte è sempre "progettuale", conformemente all' etimologia, dal latino "proicere", gettare avanti); ma prendendo le mosse pur sempre da ciò che quelle materie e quegli oggetti erano e in larga misura continuano ad essere (fino alla pratica del "ready made" che li assume e li ricontestualizza senza modificarli, mutandone però radicalmente senso e funzione) e pur sempre attraverso il concreto agire di una corporeità sensibile.
                                                                                                                                   Dino Formaggio (I)

Villa Kerylos: il sogno di un archeologo

Rientrato da un breve viaggio in Costa Azzurra, torno a occuparmi del mio blog.



villa Kerylos
Théodore Reinach, rampollo di una ricca famiglia di banchieri originaria di Francoforte, era uomo di straordinaria erudizione, dedito soprattutto a studi di archeologia. A Beaulieu sur Mer fece costruire su progetto dell'architetto Emmanuel Pontremoli villa Kerylos, il tentativo di far rivivere in piena bella époque una villa greca dell'età ellenistica: sono sorprendenti la cura dei dettagli, il ricalco sapiente di modelli antichi, l'inserimento di alcuni reperti originali, le ingenose soluzioni per conciliare gusto archeologico e i confort della più aggiornata tecnologia dell'epoca. Sorprende soprattuto come tutto ciò venga risolto con suprema eleganza


domenica 1 gennaio 2012

Patrimoni artistici in pericolo: le case dipinte dell'India

Questo sito è nato per condividere pensieri, emozioni e purtroppo talvolta anche preoccupazioni. Navigando in internet capita di imbattersi casualmente o spinti dalla curiosità in immagini affascinanti di luoghi ed opere della sensibilità e dell'ingegno umani che non vorremmo irrimediabilmente affidate alla memoria dei soli archivi.

Il sito di Repubblica segnala un prezioso patrimonio a rischio d'estinzione: le case dipinte nella regione indiana dello Shekhawati, tra il Rajastahan e il deserto pakistano. Centinaia di abitazioni signorili (haveli in lingua hindi) con una fitta decorazione pittorica che incuria e temperie rischiano di far scomparire per sempre.