il blog di Manlio Onorato
Il blog di Manlio Onorato ... immagini, pensieri, divagazioni
venerdì 27 gennaio 2012
mercoledì 25 gennaio 2012
"Il simbolismo in Italia" a Padova a Palazzo Zabarella
Pelizza da Volpedo - "La neve" |
Fino al 12 febbraio è aperta a Padova negli spazi di Palazzo Zabarella la mostra "Il simbolismo in Italia" a cura di Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, cui Marco Vallora ha dedicato l'altro ieri un interessante articolo sul quotidiano "La Stampa" ( leggi l'articolo). "Non è ancora il saltimbanco picassiano, studiato da Starobinsky come allegoria del secolo novecentesco, primordiale e pauperista, alle soglie del circo ribaltato del cubismo di grado zero" scrive Vallora "ma certo anche il franante e polimorfo artista ipersensibile del tardo-Ottocento simbolista può esser considerato un acrobata, un funambolo della Metafisica". Merita davvero una visita la mostra, sia per la qualità delle opere esposte sia per il sapiente inquadramento del simbolismo italiano nel più vasto fenomeno europeo, che il titolo dell'articolo definisce nona caso "la culla visionaria della modernità". Ormai è del resto da qualche decennio almeno acquisita l'inattendibilità di una linea critica che vorrebbe far discendere tutta l'arte più innovativa del novecento dall'impressionismo; e del pari è acquisita la pluralità dei centri d'irradiazione del nuovo, non solo Parigi ma anche Vienna, Monaco (l'elenco potrebbe allungarsi non poco) e - in misura minore ma certo non trascurabile - anche Milano, che sarà non a caso di lì a poco culla del Futurismo.
Dino Formaggio (III)
In un post precedente (leggi) sottolineavo la rilevanza del tema della tecnica artistica nel pensiero filosofico di Dino Formaggio, tecnica analizzata non nei termini asfittici della precettistica di mestiere ma nella concretezza della elaborazione e trasformazione di stimoli, emozioni e materie attraverso la prassi corporea sensibile, come processo "di un conoscere facendo e di un fare conoscitivo", che proprio in quanto tale è "il lavoro dell'arte", ma anche liberazione del lavoro, essendone l'espressione più piena. Del resto Dino Formaggio aveva esperienza diretta dei processi immaginativi e realizzativi propri dell'arte, sottoposti poi al vaglio della speculazione intellettuale, essendo artista egli stesso di un certo talento, dissimulato spesso nelle forme di un arguto divertissement, assemblando e saldando ingranaggi, tondini e lamiere che d'incanto prendevano le sembianze di turgidi fiori surreali e personaggi, soprattutto l'amato Don Chisciotte, mettendo a frutto la sapienza artigiana appresa da adolescente; non a caso ricordava spesso con orgoglio le proprie origini operaie (aveva infatti iniziato a lavorare quattordicenne nelle officine meccaniche milanesi della Brown Boveri). Un verso dell'artista anarchico Giandante X ("Eterno Viandante tra i poveri e le stelle") gli inspirò nel 1993 la scultura di grandi dimensioni a fianco riprodotta, nella quale la razionalità della composizione e la saldezza costruttiva si aprono all'invenzione fantastica con accenti di delicata poesia.
martedì 17 gennaio 2012
Fernando Pessoa: la dissoluzione dell'io
Marzio Breda oggi sul "Corriere della Sera" dedica un ampio articolo (vai all'articolo) al poeta portoghese Fernando Pessoa (1988-1935: leggi la biografia ) uno dei massimi scrittori del novecento, noto per il sistematico camuffamento della sua identità in una folla di eteronimi e non semplicemnte pseudonimi (cioè vere, autentiche personalità letterarie autonome, con stili e vicende biografiche diverse anche se immaginarie: ne sono state contate una cinquantina, dopo la scoperta casuale, otto anni dopo la sua morte, di un numero impressionante di testi compiuti e frammenti in un baule). Un'ansia metafisica di totalità che sfocia nella dissoluzione dell'io.
Una delle sue poesie più celebri, Tabaccheria, inizia con i seguenti versi: "Non sono niente. / Non sarò mai niente. / Non posso voler essere niente. / A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo". La firmò - forse non a caso, essendo d'una straziante sincerità - con l'eteronimo Alvaro de Campos.
Quella di Pessoa è stata definita "letteratura della menzogna". Ma - per usare le parole di Pessoa - "Il poeta è un fingitore / Finge tanto completamente / Che giunge a fingere che è dolore / Il dolore che davvero sente" : nella menzogna della letteratura abita pur sempre la verità della poesia.
Una delle sue poesie più celebri, Tabaccheria, inizia con i seguenti versi: "Non sono niente. / Non sarò mai niente. / Non posso voler essere niente. / A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo". La firmò - forse non a caso, essendo d'una straziante sincerità - con l'eteronimo Alvaro de Campos.
Quella di Pessoa è stata definita "letteratura della menzogna". Ma - per usare le parole di Pessoa - "Il poeta è un fingitore / Finge tanto completamente / Che giunge a fingere che è dolore / Il dolore che davvero sente" : nella menzogna della letteratura abita pur sempre la verità della poesia.
domenica 15 gennaio 2012
Francesca Ruth Brandes
Dei versi di Francesca Ruth Brandes ( vedi note biografiche ) amo il nitore capace di una tagliente precisione fatta di dolente sincerità e attenta selezione linguistica, ma al tempo stesso di accenti intensi e talora dolcissimi di autentico "Trasporto", non a caso titolo della più recente raccolta, pubblicata nel 2009 da Lieto Colle (editore di nicchia ben noto agli amanti della poesia per i suoi "libriccini da collezione", come lui stesso ama definirli). "Trasportare, trasportarsi, migrare." scrive l'autrice al termine della raccolta "Con il corpo, alla ricerca della terra, o comunque di un luogo in cui mettere radici. Con la testa, in quell'impercettibile sfasatura che chiamiamo indagine sul senso delle cose". Questa "legenda", acuta e penetrante, bruciante come una confessione, la riporta per intero Giuseppe Panella in una brillante recensione ( leggi ) della quale mi piace citare la conclusione: "Trovare le proprie radici e condurle con sé in fuga verso una nuova dimensione vitale rappresenta la condizione della scrittura felice. Trasporto nasce sotto il segno di questa aspirazione bigger than life: viaggiare fuggire sognare forse..."
VIAGGI
Che il trasporto
metta nei nervi il calore
rollare secco
che faccia leggeri
il piacere e l'azzardo
l'umile fatto
sospetto veleno
amaro
verde campo
ora si fa scura la terra
all'allungare delle ombre
VIAGGI
Che il trasporto
metta nei nervi il calore
rollare secco
che faccia leggeri
il piacere e l'azzardo
l'umile fatto
sospetto veleno
amaro
verde campo
ora si fa scura la terra
all'allungare delle ombre
giovedì 12 gennaio 2012
A rischio l'Opificio delle Pietre Dure
La notizia è preoccupante: l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, uno dei più importanti centri di restauro del mondo, manca dei fondi per l'ordinario funzionamento ed opera ormai con un personale di 100 unità contro le 160 previste in organico, a causa del mancato turnover. A rischio anche la funzione di ricerca e formazione molto richiesta da altri istituti di restauro ed importanti musei italiani ed europei. Del problema si occupa oggi un articolo di Marco Gasperetti sul Corriere della Sera . ( vai all'articolo )
Qualche giorno fa l’assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti ha chiesto un incontro urgente al ministro per i Beni e le Attività Culturali. Ci auguriamo qualche significativo risultato: la credibilità di uno stato non si valuta solo dallo spread, ma anche dalla capacità di tutelare la sopravvivenza e l'attività delle proprie istituzioni più prestigiose
Qualche giorno fa l’assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti ha chiesto un incontro urgente al ministro per i Beni e le Attività Culturali. Ci auguriamo qualche significativo risultato: la credibilità di uno stato non si valuta solo dallo spread, ma anche dalla capacità di tutelare la sopravvivenza e l'attività delle proprie istituzioni più prestigiose
martedì 10 gennaio 2012
Il sasso nello stagno (I). Transavanguardia: fu vera gloria?
Achille Bonito Oliva |
So bene che molti - o più realisticamente alcuni - troveranno a ridire sulle mie conclusioni (ammesso che leggano il mio modesto blog, che di certo non raggiunge i manzoniani "venticinque lettori"), contrapponendo cifre, documenti, dati "oggettivi"; ma non è forse lo stesso A.B.O. a sostenere - non ho il tempo di controllare la citazione, se non fosse vera è quantomeno verosimile - che "l'obbiettività è un dato improbabile, è una fiction" ?
Norman MacCaig
Del poeta scozzese Norman MacCaig (1910 - 1996) è praticamente introvabile l'unica raccolta pubblicata in italiano a metà degli anni novanta con la traduzione di Marco Fazzini e la prefazione di Seamus Heaney per le edizioni della Stamperia dell'Arancio; in internet vari blog riportano questa sua lirica, a mio avviso splendida.
NON C’È
SCELTAPenso a te
nei vari modi in cui la pioggia scende.
(sempre di più, con l’età,
odio le metafore – la loro rigidità
la loro inadeguatezza.)
A volte questi pensieri sono
pioggerellina, appena percettibile, niente
di più leggero:
a volte uno scroscio battente, una
solerte pulizia primaverile della mente:
a volte, un terribile temporale.
Sempre di più, con l’età,
odio le metafore,
amo la leggerezza,
temo i temporali.
(Traduzione di Andrea Sirotti)
venerdì 6 gennaio 2012
Dino Formaggio (II)
Dino Formaggio |
Villa Kerylos: il sogno di un archeologo
Rientrato da un breve viaggio in Costa Azzurra, torno a occuparmi del mio blog.
Théodore Reinach, rampollo di una ricca famiglia di banchieri originaria di Francoforte, era uomo di straordinaria erudizione, dedito soprattutto a studi di archeologia. A Beaulieu sur Mer fece costruire su progetto dell'architetto Emmanuel Pontremoli villa Kerylos, il tentativo di far rivivere in piena bella époque una villa greca dell'età ellenistica: sono sorprendenti la cura dei dettagli, il ricalco sapiente di modelli antichi, l'inserimento di alcuni reperti originali, le ingenose soluzioni per conciliare gusto archeologico e i confort della più aggiornata tecnologia dell'epoca. Sorprende soprattuto come tutto ciò venga risolto con suprema eleganza
villa Kerylos |
domenica 1 gennaio 2012
Patrimoni artistici in pericolo: le case dipinte dell'India
Questo sito è nato per condividere pensieri, emozioni e purtroppo talvolta anche preoccupazioni. Navigando in internet capita di imbattersi casualmente o spinti dalla curiosità in immagini affascinanti di luoghi ed opere della sensibilità e dell'ingegno umani che non vorremmo irrimediabilmente affidate alla memoria dei soli archivi.
Il sito di Repubblica segnala un prezioso patrimonio a rischio d'estinzione: le case dipinte nella regione indiana dello Shekhawati, tra il Rajastahan e il deserto pakistano. Centinaia di abitazioni signorili (haveli in lingua hindi) con una fitta decorazione pittorica che incuria e temperie rischiano di far scomparire per sempre.
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