il blog di Manlio Onorato

Il blog di Manlio Onorato ... immagini, pensieri, divagazioni

domenica 24 giugno 2012

Tzvetan Todorov: riflessioni sulla bellezza

Lo scorso 21 giugno il quotidiano "La Repubblica" ha pubblicato un'intervista di Franco Marcoaldi a Tzvetan Todorov , prima di una serie dedicata al "fantasma della bellezza" (leggi l'articolo) . Argomento spinoso e francamente abusato: "Come tutti i concetti generali, anche quello di bellezza" sostiene Todorov "non si presta a una definizione puramente teorica, poiché riposa su una reazione condivisa intuitivamente" e soggetta al tempo stesso alle oscillazioni del gusto, a canoni tutt'altro che stabili. Né si può negare d'altra parte che spesso la celebrazione della bellezza -in passato almeno- si è associata alla celebrazione del potere. Ma è innegabile l'aspirazione dell'uomo a una rappresentazione intensificata e più alta, diremmo nobilitata, di sè e del mondo: rappresentazione che l'arte contemporanea sembra sprezzantemente rifiutare in nome della verità (quale?), della demistificazione e talora di un esasperato cinismo. "...può anche essere" continua Todorov nell'intervista "che la bellezza si sia rifugiata in altre attività, prive di riconoscimento. Come ci insegna il pensiero orientale, la possiamo trovare anche nei gesti minimi della quotidianità: curare un giardino, comporre un mazzo di fiori, impacchettare con cura un oggetto, possono produrre emozioni estetiche altrettanto intense". Dovremmo concludere che "la bellezza salverà il mondo", come vagheggia il principe Myškin in un celebre passo dell'Idiota di Dostoevskij, frase non a caso scelta da Garzanti quale titolo della traduzione italiana del libro di Todorov Les Aventuriers de l'Absolu ? Lo scrittore bulgaro ci ricorda come molto efferati dittatori e criminali conoscessero e amassero le più raffinate espressioni letterarie e artistiche; ma pensa che "il sentimento morale abbia un fondamento più antico, inscritto nella nostra natura biologica".

mercoledì 6 giugno 2012

Nietzsche: un filosofo pop?


Friedrich Nietzsche in un celebre ritratto
 di Edvard Munch del 1906
"Solo un americano poteva avere questo ardire: considerare Nietzsche un filosofo pop": esordisce con queste parole l'articolo di Vincenzo Trione pubblicato oggi sul "Corriere della Sera". L'americano è Arthur Coleman Danto , noto anche in Italia soprattutto per i suoi saggi di estetica (tra i quali "La destituzione filosofica dell'arte" e "L'abuso della bellezza"), ma  affermatosi in precedenza nell'ambito della filosofia della storia e dell'epistemologia; risale infatti al 1965 il testo ora pubblicato in italiano e recensito da Trione ("Nietzshe filosofo", Mimesis edizioni con l'introduzione di Tiziana Andina, che due anni fa per le edizioni Carocci aveva già dedicato a questi stessi temi un libro intitolato non a caso "Arthur Danto: un filosofo pop"). Del resto furono moltissimi gli  intellettuali (in particolare scrittori, poeti e artisti) che tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento furono conquistati da quella che Nietzsche stesso definì la "filosofia del martello", dialettica sovvertitrice di tutti i valori acquisiti: secondo Danto rappresentò in filosofia quello che nel secondo novecento Warhol rappresenta in arte.