il blog di Manlio Onorato

Il blog di Manlio Onorato ... immagini, pensieri, divagazioni

venerdì 14 giugno 2013

I Tartari e Godot

"Dal deserto del nord doveva giungere la loro fortuna, l'ora miracolosa che almeno una volta tocca a ciascuno"
Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari

Ugo Pagliai e Eros Pagni in un recente allestimento
di "Aspettando Godot" di Samuel Beckett

Che siano i Tartari di Buzzati o il Godot di Beckett, spesso attendiamo invano qualcuno o qualcosa che ci cambi la vita e intanto giorno dopo giorno la vita cambia noi...


Trasformare il mondo in pittura

“ 'Il  pittore si dà con il suo corpo’ dice Valery. E, in effetti, non si vede come uno Spirito potrebbe dipingere. È prestando il suo corpo al mondo che il pittore trasforma il mondo in pittura".
Maurice Merleau-Ponty, L'occhio e lo spirito


Maurice Merleau-Ponty
 "Prestando il suo corpo" il pittore si inserisce nella fitta trama di percezioni, umori, ricordi di cui è intessuto il "mondo della vita", non si pone dalla parte di un soggetto contrapposto ad un oggetto, guarda ed "è guardato"; possiede un sapere corporeo, pre-razionale e un sapere "tecnico" (la pittura appunto, con il suo bagaglio di strumenti e procedimenti) che gli ha consentito di affinare e rendere più perspicuo il primo e fare della sua pratica inventiva (di cui in un memorabile saggio di Merleau-Ponty la paziente ricerca di Cézanne, venata di dubbi ma animata da incrollabile tenacia, è emblema di straordinaria evidenza) un'incessante interrogazione dell'enigma della visione: incessante perché inesauribile è l'enigma.
Trasformare il mondo in pittura, a partire proprio da questa immersione piena e disarmata nel mondo, significa quindi non riprodurlo ma riproporlo allo stato nascente, ogni volta per la prima volta e mai una volta per tutte, nel cuore stesso dell' Essere.

lunedì 3 giugno 2013

Il mondo incantato di Mario Raciti

Al Museo Diocesano di Milano è aperta fino al 9 giugno la mostra "Mario Raciti. Opere 1962 - 2012".
 



"Presenze" - 1963
È intriso di sensibilità romantica e simbolista (Böcklin e Klinger, per citare un paio almeno di nomi) ma anche di umori novecenteschi ampiamente diffusi in quel volgere di anni che ne videro emergere con autorevolezza la personalità artistica, tra la fine dei cinquanta e i primi anni sessanta del secolo scorso, al punto che la critica spesso ne ha collocato l'opera nell'ambito dell'informale, comodo passepartout interpretativo per esperienze spesso divergenti, anche se è pur vero che per molti all'epoca fu una sorta di passaggio obbligato. Da allora Mario Raciti ha elaborato un variegato mondo onirico le cui presenze prendono vita e si animano per associazione e condensazione, secondo i meccanismi propri dell'inconscio, ma con un'adesione in realtà consapevole e culturalmente avvertita alle modalità della favola e del mito, ritraendosi però al tempo stesso da forma e racconto, per evocarne piuttosto la sostanza attraverso tracce residue, per assenza (e "Presenze Assenze" è non casualmente il titolo di uno dei suoi cicli più noti).

"I fiori del profondo" - 2013